L’avvocato Stefano Putinati continua a spiegarci le possibili implicazioni legali in caso di mancato rispetto del Piano vaccinale, alla luce anche dell’inchiesta della Procura di Biella.
Prendo le mosse della recente indagine penale sui furbetti del vaccino e mi occuperò, in estrema sintesi, di altri possibili illeciti penali configurabili nelle condotte spregiudicate di alcuni soggetti in questa delicata fase delle vaccinazioni anti Covid-19. Si può ipotizzare, in primo luogo, la condotta di chi inganni il medico che stia effettuando le vaccinazioni e si faccia passare per una persona appartenente alla categoria indicata nella fase 1. Sembrerebbe proprio il caso riportato dai giornali in merito all’inchiesta di Biella. In effetti, parrebbe potersi in astratto configurarsi una Truffa, in particolare a ente pubblico (Stato) in quanto le dosi di vaccino costano denaro allo Stato e vengono somministrate a un soggetto che non avrebbe ancora diritto in ragione di un artificio o di un raggiro.
Insomma, ci sarebbero tutti gli elementi costitutivi del delitto di cui all’art. 640 c.p. aggravato: un soggetto ingannato, un atto di disposizione a contenuto patrimoniale (la vaccinazione ha un valore economico), un rapporto diretto tra inganno e vaccinazione. Se non fosse stato ingannato, il medico non avrebbe somministrato quella dose a chi non ne aveva diritto. Poco importa nella prospettiva di tale reato che il truffatore avrebbe avuto il vaccino mesi dopo.
La vaccinazione di parenti e amici “non prioritari”. Un Abuso d’Ufficio?
Se invece il medico fosse consapevole e consenziente? Oppure, se la vaccinazione in violazione delle regole stabilite nel piano di vaccinazione, per esempio, di parenti e amici, consentendo loro di mescolarsi tra operatori sanitari o personale di una RSA, l’avesse dolosamente organizzata qualche dirigente pubblico del Servizio Sanitario, magari in concorso con qualche medico compiacente? Innanzitutto, occorrere stabilire se l’attività sia di carattere pubblicistico o privatistico. Se, cioè, in particolare, il medico sia un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio in ragione della particolare attività di somministrazione dei vaccini. Non è la sede per una complessa ricostruzione in termini giuridici: mi sembra, però, che i medici ospedalieri che stiano procedendo alla campagna vaccinale siano pubblici ufficiali o quantomeno incaricati di pubblico servizio. Il che apre a una serie di valutazioni sulla eventuale commissione di reati contro la Pubblica Amministrazione.
Non parrebbe, in primo luogo, potersi configurare il reato di Abuso d’Ufficio dopo la riforma in termini restrittivi voluta proprio dall’ultimo Governo nel settembre del 2020. Infatti, un preciso limite non pare al momento superabile: il Piano vaccinale è contenuto in un decreto ministeriale (Ministero della Salute) e non in una legge o in un atto avente forza di legge (decreti legge, decreti legislativi). L’attuale Abuso d’Ufficio richiede che la violazione da parte dei soggetti pubblici riguardi espressamente specifiche regole di condotta previste dalla legge o da atti aventi pari forza. Partita chiusa. L’aggiramento o il mancato rispetto, quindi, dell’ordine prioritario di vaccinazione prescritto non potrebbe rientrare in tale ipotesi criminosa.
Il possibile Peculato delle dosi di vaccino
Si potrebbe ipotizzare in astratto il delitto di Peculato. Reato che commette il pubblico ufficiale che avendo in ragione del proprio ufficio o del servizio il possesso o la disponibilità di denaro o altra cosa mobile altrui (le dosi di vaccino) si comporti come se ne fosse il proprietario, ad es. vendendole, consumandole, distruggendole. Nell’ipotesi della violazione del Piano vaccinale il pubblico ufficiale (medico o dirigente) si approprierebbe delle dosi di vaccino di cui ha il possesso in ragione dell’attività che svolge (le vaccinazioni). Il consumo di tali dosi destinate a soggetti che non avrebbero avuto alcun diritto di essere vaccinate in quel momento, potrebbe rientrare nella definizione allargata di appropriazione del Peculato.
Anche in questo caso, però, occorre tenere in considerazione un limite interpretativo e una possibile obiezione: la mera distrazione (destinazione a soggetti non indicati come prioritari) del bene (dosi di vaccino), potrebbe sarebbe esclusa dal delitto di Peculato, in quanto la somministrazione delle dosi vaccinali (anche a soggetti diversi da quelli indicati fase per fase) è pur sempre rientrante nei compiti istituzionali (l’attività di vaccinazione) per lo svolgimento dei quali medici e dirigenti pubblici hanno il possesso delle dosi di vaccino. Saremo, quindi, fuori anche dall’ipotesi di Peculato. La questione non può essere certo affrontata e risolta in questa sede. Attenzione, però, che tutto potrebbe dipendere dalla eventuale estensione del concetto di appropriazione e dei suoi spesso labili confini con la condotta meramente distrattiva. Partita ancora aperta.
Solo un’adeguata organizzazione delle vaccinazioni può prevenire gli abusi
Un fatto è indubbio: la dose di vaccino viene comunque sottratta a chi ne abbia diritto in quel momento e, in tale ipotesi, si troverebbe costretto ad attendere la prima o la seconda dose in ragione delle violazioni colpevoli al Piano vaccinale esposto alla malattia. Ho già scritto come, per scongiurare errori nello svolgimento delle terapie e nella distribuzione dei vaccini e, purtroppo, anche eventuali reati, occorra mettere in primo piano momenti quali la preparazione e la somministrazione delle dosi e adottare adeguate ed efficaci misure organizzative.
Una serie di domande: chi ha l’effettivo controllo dei vaccini? A chi vengono consegnati dalle case farmaceutiche e chi li custodisce? Come sono regolati i rapporti tra Comitato Tecnico Scientifico Ministeriale e le Regioni per quanto riguarda le vaccinazioni? Abbiamo, dopo mesi, un elenco nazionale dei vaccinati e un chiaro elenco dei vaccinandi per categoria? Viene controllata l’identità dei vaccinati? Verrebbe spontaneo rispondere affermativamente, ma non ne abbiamo evidenze, anzi i fatti di cronaca sollevano inquietanti interrogativi. Ci siamo, insomma ben organizzati, oppure ci stiamo limitando a calcolare solo i numeri delle dosi somministrate? Non possiamo improvvisare e permetterci voragini nel sistema di controllo. Non possiamo accontentarci di meri dati numerici. Il Piano vaccinale viene elaborato (almeno così dovrebbe essere in un mondo ideale) secondo precisi parametri e criteri scientifici. Come vediamo, i predatori senza scrupoli delle dosi vaccinali sono sempre pronti a calpestare i diritti di chi si trova in prima linea contro il virus o è più debole in ragione dell’età o del suo stato si salute. Il diritto, e in particolare il diritto penale, non può essere, ovviamente, la sola risposta. La prevenzione ha bisogno di interventi a monte e non del tintinnare delle manette a valle.
Stefano Putinati
Professore Associato di diritto penale dell’Università di Parma – Avvocato a Milano
Fonti:
https://tg24.sky.it/torino/2021/02/04/covid-vaccini-truffa-indagine-biella
https://torino.repubblica.it/cronaca/2021/02/04/news/biella_inchiesta_sui_furbetti_del_vaccini_un_centinaio_i_coinvolti-285937654/
http://www.salute.gov.it/portale/nuovocoronavirus/homeNuovoCoronavirus.jsp
https://www.aifa.gov.it/vaccini-covid-19
https://www.quotidianosanita.it/governo-e-parlamento/
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