Il dottor Alessandro Traniello Gradassi, dermatologo e professore alla London North West University Healthcare NHS Trust, continua a spiegarci i problemi cutanei che può provocare la mascherina.
Compito della mascherina è quello di filtrare l’aria, in entrata e/o in uscita in base alla tipologia. Le comuni mascherine chirurgiche servono principalmente a filtrare l’aria espirata da chi le indossa, limitando la fuoriuscita di eventuali particelle virali e prevenendone la trasmissione a persone vicine. Mascherine FFP2 e FFP3 agiscono invece come un doppio filtro, per l’aria inspirata e quella espirata, proteggendo quindi anche chi la indossa; fanno eccezione i modelli con valvola, che permettono l’espulsione dell’aria durante l’espirazione e quindi non prevengono l’eventuale diffusione del virus di un portatore asintomatico. Inevitabilmente si viene a creare una cappa di umidità al di sotto della mascherina, dovuta al vapore acqueo contenuto nel nostro respiro che rimane parzialmente intrappolato all’interno della mascherina.
Questo fenomeno si verifica in maniera proporzionale alla potenza filtrante della maschera e all’aderenza di questa al volto: sarà quindi molto significativo per una FFP3, poco meno per una FFP2 e minimo per mascherina chirurgica e modelli con valvola. L’umidità può portare alla comparsa di dermatite irritativa anche nelle aree non in diretto contatto con la mascherina, in particolare nelle sedi dove il vapore acqueo tende a condensarsi, come le pieghe naso-labiali o il mento.
La mascherina può dare altri tipi di problemi cutanei?
Il prolungato attrito e l’umidità possono esacerbare o far riemergere problemi cutanei preesistenti, come acne o rosacea. L’acne è una patologia infiammatoria che interessa particolarmente soggetti giovani. Clinicamente si manifesta con quadri di severità da pochi comedoni (“punti neri” e “punti bianchi”) a numerose papule infiammatorie e pustole (“brufoli”) fino a vere e proprie cisti. La cappa di umidità indotta dalla mascherina contribuisce all’occlusione degli sbocchi dei follicoli piliferi del volto, facilitando la proliferazione di batteri e in ultimo la comparsa di brufoli.
La rosacea nasce inizialmente da un’eccessiva reattività dei capillari del volto: in altre parole, i vasi sanguigni di guance, naso e mento di pazienti con rosacea tendono a dilatarsi a seguito di stimoli minimi che normalmente non darebbero alcun tipo di risposta, come eccessivo calore o freddo, cibi piccanti, bevande alcoliche, attrito ed umidità. Con il passare del tempo, questi capillari diventeranno permanentemente dilatati (“teleangiectasie”) e l’infiammazione associate portera’ alla comparsa di papule e pustole (“brufoli” simili a quelli che caratterizzano l’acne). È giocoforza quindi che soggetti con rosacea possano andare incontro ad esacerbazioni indotte dal calore umido creato dalla mascherina.
È possibile prevenire questo tipo di problemi?
Un certo grado di irritazione cutanea è inevitabile per chi sia costretto ad indossare mascherina FFP3 o FFP2 ogni giorno per tempi molto prolungati, come gli operatori sanitari. Alcune misure generali dovrebbere essere osservate da chiunque e possono essere di grande aiuto per la prevenzione di questi comuni problemi della pelle: una detersione quotidiana con un sapone delicato, l’uso di acque micellari per la rimozione del trucco, l’applicazione di crema con filtro solare 50 ogni due ore durante le ore diurne e di una crema “ricca”, cioè un po’ piu’ densa ed idratante, alla sera e la rasatura della barba ad una lunghezza non superiore al millimetro.
Per chi avesse di base una pelle molto delicata o una storia di dermatite atopica, acne o rosacea o per chi dovessere indossare FFP2 o FFP3 per molte ore al giorno, è raccomandabile l’applicazione di un velo di gel di silicone medico sul volto un minuto prima di indossare la mascherina e pause di almeno 5 minuti ogni 2 ore durante le quali rimuovere la mascherina, lavare il viso con detergente delicato e quindi riapplicare il gel di silicone. Questo tipo di gel, infatti, agisce come una barriera nei confronti dell’insulto creato tanto dalla pressione dei bordi quanto dall’umidità.
Si raccomanda inoltre di controllare ogni giorno, allo specchio, la presenza di aree di pelle irritata o la comparsa di brufoli o altre alterazioni cutanee. In questo caso, una visita dermatologica sara’ di aiuto per delineare le cause della dermatite e intraprendere un percorso terapeutico appropriato.
Alessandro Traniello Gradassi
Dermatologo, London North West University Healthcare NHS Trust
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