L’obesità è un fattore di rischio per tante patologie e in particolare per COVID-19. Medical Facts ha chiesto al dottor Alexis Elias Malavazos di spiegare il perché.
Abbiamo raccontato molto spesso come COVID-19 possa essere più grave in alcune categorie di pazienti: quelli con problemi cardiovascolari, diabete, tumori, malattie respiratorie croniche e malattie renali. Tra queste l’obesità: molti studi hanno infatti dimostrato che nei pazienti obesi la gravità della malattia COVID-19 aumenta in pazienti, con maggiori probabilità di richiedere cure acute, ricoveri in terapia intensiva, intubazione e ventilazione meccanica. Come effetto finale, un dato davvero scoraggiante: l’obesità raddoppia la mortalità nei pazienti ospedalizzati positivi al coronavirus.
L’obesità è caratterizzata da un’infiammazione sistemica di basso grado, quindi i pazienti affetti da obesità sono più suscettibili alle infezioni a causa di una ridotta risposta immunitaria agli agenti infettivi. Ne consegue una maggiore morbilità e mortalità associate alle infezioni. Inoltre, mostrano una ridotta risposta immunitaria alle vaccinazioni e al trattamento antimicrobico.
Il ruolo del grasso viscerale addominale
Il tessuto adiposo che si accumula a livello dell’addome è considerato il principale responsabile delle malattie infiammatorie dell’obesità, che possono essere associate a una maggiore morbilità nelle malattie infettive. Questo si verifica anche nel caso del COVID-19: nel paziente affetto da obesità, in particolare affetto da obesità addominale, nel quale vi è un rischio aumentato di complicanze cardiache e polmonari legate alla malattia. Questo è dovuto al fatto che il paziente con obesità ha già un grado di infiammazione di grado lieve, ma cronico e in conseguenza dell’infezione da SARS-CoV-2 il processo infiammatorio aumenta di grado, diventando così molto severo (la cosiddetta tempesta citochinica).
Di particolare interesse, è anche il tessuto adiposo epicardico (il tessuto adiposo che circonda il cuore) il quale pare essere più infiammato nei pazienti affetti da una severità maggiore di malattia da COVID-19, il che potrebbe spiegare il perché diversi pazienti affetti da SARS-CoV-2 sviluppano delle miocarditi in conseguenza dell’infiammazione del tessuto adiposo epicardico che circonda il miocardio
A differenza di quanto si possa pensare, non è un fenomeno che interessa solo i pazienti adulti o anziani, ma riguarda anche i pazienti giovani. Per questo, è necessario identificare i soggetti a maggior rischio e porre ancora maggior attenzione all’obesità, una vera e propria malattia che porta con sé gravi conseguenze in campo cardiologico e cardio-metabolico, come ipertensione arteriosa e diabete.
L’obesità in Italia
In Italia sono più di 23 milioni le persone adulte affette da eccesso ponderale, ovvero eccessivo accumulo di grasso corporeo, circa il 46% della popolazione. Di queste, quasi 18 milioni sono in sovrappeso (35,4%) e oltre 5 milioni (10,5%) affette da obesità. Una condizione in crescita anche nella fascia d’età tra i 6 e i 17 anni: si stima infatti che siano circa 1 milione e 700 mila i bambini e gli adolescenti affetti da sovrappeso o obesità la pandemia di COVID-19 ha effetti collaterali che vanno oltre quelli dell’infezione virale diretta. Insomma, l’obesità è un rischio e ci sono mille motivi per fare di tutto per uscire da questa pericolosa condizione: COVID-19 è tra questi.
Dott. Alexis Elias Malavazos
Responsabile del Servizio di Nutrizione Clinica e Prevenzione Cardiovascolare, IRCCS Policlinico San Donato
Fonti:
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1002/oby.22951
https://onlinelibrary.wiley.com/doi/epdf/10.1002/oby.22844
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7314079/pdf/ehaa471.pdf
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