È un disturbo neurologico considerato benigno e autolimitante, ma talvolta può ripetersi nel tempo. Oggi su Medical Facts parliamo di quali fattori potrebbero influenzarne l’incidenza e le recidive.
L’amnesia globale transitoria è una sindrome clinica di pertinenza neurologica caratterizzata dall’incapacità di immagazzinare nuove memorie. Tale caratteristica, denominata amnesia anterograda, non va a toccare i ricordi contenuti e inscritti nel cervello fino a quel momento, ma impedisce di trattenerne di nuovi. Talvolta si associa anche un deficit nella memoria cosiddetta retrograda recente, ovvero non si riescono a ricordare i fatti accaduti in precedenza. Pertanto, chi ne è colpito si trova in una situazione di “eterno presente”: per alcune ore lo stesso momento sembra ripetersi all’infinito, ma la persona affetta non ne ha memoria, poiché i fatti immediati non sedimentano in forma di ricordi. In questo modo, la persona ricorderà chi è, chi sono i suoi familiari, dove abita e che lavoro fa, ma non che cosa è successo nelle ultime ore: tipicamente apparirà confuso, disorientato, e farà ciclicamente le stesse domande e affermazioni, con un atteggiamento che viene definito, per l’appunto, “ripetitivo”.
Caratteristiche e basi sottostanti l’amnesia globale transitoria
Questa patologia peculiare ha un esordio improvviso e dura in media 4-6 ore, anche se può arrivare a prolungarsi fino a 24 ore. Al termine dell’episodio, la persona recupera pienamente le proprie funzioni neurologiche, ma residua un “buco nero” di alcune ore, corrispondenti al lasso di tempo in cui è stato incapace di formare nuovi ricordi. Spesso l’amnesia globale transitoria si verifica a seguito di un evento scatenante, che può essere costituito da un aumento della pressione all’interno del cranio (come nel caso delle cosiddette manovre di Valsalva), dall’esercizio fisico, dall’attività sessuale o da un intenso stimolo emotivo. Per tali ragioni, oggi l’ipotesi prevalente è che l’amnesia globale transitoria sia causata da un temporaneo incremento della pressione intracranica. È stato inoltre osservata una maggior frequenza di questa sindrome nelle persone affette da emicrania, sebbene l’esatta associazione tra le due entità rimanga ignota. La diagnosi è prevalentemente clinica, anche perché gli approfondimento strumentali (elettroencefalogramma, TC o risonanza dell’encefalo ed ecocolordoppler dei tronchi sovraortici) non rilevano di solito anomalie significative.
Nella maggioranza dei casi, l’amnesia globale transitoria è un evento isolato. Tuttavia, in letteratura è riportato un tasso di recidiva che spazia dal 2,9% al 23,8%: questo vasto intervallo è la conseguenza sia della non uniformità dei criteri con cui la patologia è stata definita nel tempo, sia del basso numero assoluto di eventi ricorrenti. Dagli studi condotti finora, è stato osservato come la patologia regredisca spontaneamente e non predisponga allo sviluppo di altre malattie neurologiche. Cionondimeno, costituisce un evento stressante per il paziente e i familiari, e può essere confuso con altre patologie dalle conseguenze ben più gravi (ad esempio l’ictus). Pertanto, sarebbe utile saper riconoscere caso per caso gli elementi fisiologici, genetici o ambientali che predispongono gli individui ad un’eventuale recidiva.
Lo studio pubblicato su JAMA
Per rispondere a tale quesito, uno studio retrospettivo recentemente pubblicato su JAMA Neurology ha arruolato tutti i pazienti a cui è stata diagnosticata un’amnesia globale transitoria presso la Mayo Clinic di Rochester, in Minnesota, dall’agosto 1992 al febbraio 2018 compresi. Per uniformare i risultati, lo studio ha volutamente escluso tutti i pazienti che non rispondevano agli stretti criteri di definizione per la patologia: amnesia anterograda testimoniata, in assenza di altri deficit neurologici né di alterazioni dello stato di coscienza, con risoluzione entro 24 ore. In totale, lo studio ha individuato 1044 persone, in prevalenza di sesso maschile (55,1%) e con un’età media di 75 anni al momento dell’inclusione. Di questi, 901 pazienti (86,3%) avevano avuto un singolo episodio di amnesia globale transitoria, mentre 143 (13,7%) avevano avuto almeno una recidiva. I due sottogruppi non differivano significativamente per sesso ed età media all’inclusione nello studio, ma si differenziavano per età al momento del primo evento: in media 65 anni per chi aveva sperimentato un singolo episodio, 58,8 anni per chi aveva avuto delle recidive.
Tra i 143 pazienti che avevano avuto eventi ricorrenti, la maggior parte (95 persone, ovvero il 66,4%) aveva avuto una singola recidiva, mentre una minoranza aveva avuto eventi più numerosi (solo 6 persone avevano avuto più di 3 recidive, fino ad arrivare ad un candidato che aveva sperimentato ben 9 episodi). Le recidive si presentavano in media a 3-4 anni di distanza dall’episodio precedente. La durata media dell’amnesia è risultata di 4-6 ore, senza differenze tra i due sottogruppi. I fattori scatenanti sono risultati identificabili nel 30% circa dei casi, in maniera sovrapponibile nei due gruppi, e senza differenze significative nella tipologia di eventi precedenti l’amnesia.
Un elemento di divergenza è stato invece individuato nella storia personale o familiare di emicrania: in queste persone, le recidive sono risultate più frequenti in maniera statisticamente significativa. La presenza o assenza di aura in accompagnamento all’emicrania è invece risultata sovrapponibile tra i due gruppi. Per quanto riguarda gli accertamenti strumentali, anch’essi non hanno mostrato differenze significative: l’elettroencefalogramma ha individuato anomalie nel 15% delle persone, mentre la risonanza magnetica cerebrale nel 3% circa. Nemmeno la familiarità (l’avere parenti di I grado affetti nel corso della vita da amnesia globale transitoria) è risultata associata ad una più alta frequenza di recidiva.
In conclusione, questo studio ha evidenziato come l’età più precoce al primo episodio e la storia personale o familiare di emicrania siano potenziali fattori di rischio per amnesia globale transitoria ricorrente. Il perché dell’associazione con l’emicrania rimane per ora ignoto: si ipotizza un meccanismo sottostante comune, ma servono ulteriori studi per chiarire questo dato. Lo studio ha evidenziato un tasso di ricorrenza del 13,7%, nella maggior parte dei casi singola (i 2/3 degli individui con recidiva ne sperimentavano solo una, e più del 95% dei candidati riportava meno di 4 eventi ricorrenti). Non è stata rilevata una differenza tra i due gruppi in merito ai fattori scatenanti l’amnesia; tuttavia, si è visto come la medesima condizione o attività sia spesso responsabile di recidive nella stessa persona, indicando una potenziale maggior sensibilità individuale a certi stimoli (ad esempio lo sforzo fisico, l’attività sessuale, persino l’altitudine). Il ruolo predisponente della genetica non è finora noto, ma merita di essere approfondito con studi ulteriori.
L’amnesia globale transitoria è una sindrome neurologica piuttosto comune: una volta riconosciuta, ed escluse patologie più gravi, occorre rassicurare la persona colpita ed i familiari sulla benignità della condizione e sulla rarità delle recidive. Se però l’individuo ha un’età inferiore ai 60 anni al primo episodio ed ha una storia personale o familiare di emicrania, potrebbe essere più predisposto ad ulteriori eventi amnesici: saperlo può aiutare la persona e chi gli sta accanto ad affrontare l’episodio con maggior preparazione.
Giorgia Protti
Fonti:
https://jamanetwork.com/journals/jamaneurology/article-abstract/2770030
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29123402/
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/25659242/
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