La nevralgia del trigemino provoca intensi parossismi dolorosi localizzati su metà del volto. Riassumiamo in cinque punti le caratteristiche di questo fastidioso disturbo.
1) È una patologia di origine nervosa che provoca dolore a metà del viso
È caratterizzata da crisi di dolore tipo “scossa elettrica”, di breve durata, che insorgono e scompaiono improvvisamente. Anche se durano pochi secondi, i parossismi dolorosi possono ripetersi più volte nel corso della giornata, a volte in rapida successione; l’intensità del dolore è tipicamente elevata, lancinante e spesso invalidante. In circa la metà delle persone affette, è presente anche un dolore sordo, di bassa intensità ma continuo nelle stesse regioni del viso interessate dalle crisi. Le zone interessate dal dolore sono quelle innervate dal nervo trigemino, ovvero le porzioni superiori, centrali o inferiori di una metà del volto (a seconda delle fibre nervose interessate).
2) Più frequente nel genere femminile e con l’avanzare dell’età
La nevralgia del trigemino si suddivide in classica e secondaria (in quest’ultimo caso si presenta come conseguenza di altre malattie: sclerosi multipla, tumori, anomalie dei vasi sanguigni). Si sviluppa più di frequente nel genere femminile, con un’età media di insorgenza di 53 anni nella forma classica e 43 anni nella secondaria. Le crisi dolorose sono scatenate da stimoli apparentemente innocui, esterni al viso o interni alla bocca: il tocco sulla guancia, la masticazione, l’articolazione della parola e persino lo spazzolamento dei denti.
3) Si sviluppa a seguito di un danno della mielina
Nella maggior parte dei casi, la nevralgia è causata da un danno a carico delle fibre sensitive del nervo trigemino, che innerva buona parte della cute del viso. La perdita della mielina (la guaina protettiva e isolante che ricopre le fibre) porta allo sviluppo eccessivo di impulsi nervosi che vengono trasmessi e interpretati come dolorosi. Il meccanismo che provoca questo danno non è ancora del tutto chiaro: spesso, ma non sempre, esiste un conflitto tra vasi sanguigni e strutture nervose, con compressione di queste ultime. Nella forma secondaria le alterazioni sono legate agli effetti di altre patologie, come le placche della sclerosi multipla o la compressione da parte di masse tumorali o vascolari.
4) I sintomi sono suggestivi per il riconoscimento della malattia
La dettagliata raccolta dei sintomi è generalmente indicativa del disturbo, e può essere completata con una risonanza magnetica per escludere una nevralgia secondaria. Attenzione a non confonderla con altre patologie dalla presentazione simile: a volte l’infezione da Herpes Zoster, traumi locali o problematiche odontoiatriche possono provocare sofferenza a carico degli stessi territori nervosi. Se invece il dolore si presenta su entrambe le metà del volto, bisogna approfondire la questione per escludere che si tratti di nevralgia trigeminale secondaria, ma i sintomi potrebbero anche essere suggestivi di cefalea muscolo-tensiva o disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare.
5) La terapia è farmacologica o chirurgica
La prima linea di trattamento è farmacologica: si basa su molecole come carbamazepina o oxcarbazepina, che vanno a bloccare i canali del sodio (responsabili della conduzione a livello delle fibre nervose); gli effetti collaterali sono numerosi e includono sonnolenza, vertigini e tremori. Se la terapia farmacologica è inefficace o gli effetti avversi sono importanti, la seconda linea di trattamento è chirurgica: l’intervento può agire sul conflitto tra strutture vascolari e nervose riducendo la compressione a carico delle fibre del nervo trigemino, oppure può intenzionalmente lesionare delle porzioni di nervo in modo da ridurre la sintomatologia (utilizzando sostanze chimiche, radiofrequenze, compressione meccanica mediante un palloncino o una tecnica specialistica denominata “radiochirurgia stereotassica”).
Giorgia Protti
Fonti:
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/28076964/
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/28375911/
https://www.bmj.com/content/348/bmj.g474
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