La schizofrenia è una patologia psichiatrica che colpisce circa l’1% della popolazione mondiale. Nell’Ottocento si parlava di “dementia praecox”, termine che ne sottolineava l’esordio precoce e la progressione verso una demenza.
John Nash è stato uno dei più brillanti e talentuosi matematici del Novecento. Aveva poco più di vent’anni quando, durante un dottorato all’Università di Princeton, espose nella sua tesi teorie e intuizioni fondamentali per lo sviluppo della celebre teoria dei giochi, che rivoluzionarono le leggi economiche mondiali e gli valsero il Premio Nobel per l’economia nel 1994. Russell Crowe ne interpreta magistralmente la sua vita nel bellissimo e pluripremiato film A beautiful mind, evidenziando il genio di questo personaggio e tutte le drammatiche sfumature della malattia che lo colpì in giovane età. Nash, infatti, alternando momenti di grande e proficua lucidità a periodi di grave malessere, ha dovuto convivere per più di trent’anni con la schizofrenia.
La malattia
La schizofrenia è una patologia psichiatrica che colpisce circa l’1% della popolazione mondiale. Nell’Ottocento si parlava di “dementia praecox”, termine che ne sottolineava l’esordio precoce e la progressione verso una demenza. Quest’espressione, tuttavia, si è dimostrata riduttiva e limitata perché non in grado di descriverne i quadri clinici che più caratterizzano la sindrome. Solo nei primi anni del Novecento, con lo psichiatra Eugene Bleuler, si iniziò a parlare di “schizofrenia” vera e propria, termine derivante dal greco: “schízō” (io divido) e “phrḗn” (cervello). Se ne cominciarono, infatti, a capire e descrivere i tratti psicopatologici, con un’attenzione particolare verso la “scissione delle funzioni psichiche”. Se per esempio ci trovassimo ad un funerale, situazione che presuppone, secondo i criteri sociali e del buon senso condivisi da tutti, la percezione di un contesto triste, questa spaccatura della mente fa sì che la persona rida di fronte a un lutto o, viceversa, pianga in un contesto di allegria. Da questo concetto derivano tutte le molteplici sfaccettature e i diversi sintomi che caratterizzano la schizofrenia.
Manifestazioni cliniche iniziali e sintomi
Le prime manifestazioni appaiono, generalmente, intorno ai vent’anni. Prima dell’insorgenza dei sintomi veri e propri, si assiste spesso ad un periodo – che può durare mesi o anche anni – caratterizzato da lievi cambiamenti nel comportamento o da un sottile deterioramento cognitivo. Un esempio tipico può essere quello di un giovane studente del liceo che inizia a diventare più isolato dal punto di vista sociale, ad avere un deterioramento nel rendimento scolastico o ad avere strani pensieri o percezioni anomale come per esempio il sentire voci sussurranti o dei mormorii.
Normalmente, la persona colpita o i familiari iniziano a preoccuparsi e a ricercare un consulto medico nel momento in cui insorgono i sintomi veri e propri: allucinazioni, deliri, apatia, appiattimento e indifferenza dal punto di vista emotivo, ridotta capacità di socializzazione, cambiamento dell’eloquio, che può diventare più povero di contenuto. Il pensiero può divenire incoerente, illogico e inconclusivo e si possono assumere atteggiamenti bizzarri, non adeguati alle circostanze e privi di senso. I quadri clinici, tuttavia, sono molto diversi e ampiamente variabili da persona a persona.
Cause
Le cause non sono note ma si riconosce un’ampia gamma di fattori di rischio. Il primo, sulla base di studi condotti su famiglie e sui gemelli, è certamente costituito dall’ereditarietà. Sono molteplici i geni coinvolti che conferiscono una vulnerabilità alla malattia, sulla quale possono agire altri fattori ambientali o sociali. Tra questi si riconoscono alcune complicanze ostetriche al momento del parto, le avversità sociali soprattutto in un momento precoce della vita o il vivere in un ambiente urbanizzato durante l’infanzia. Si è visto, inoltre, che nelle persone affette da schizofrenia è comune l’uso passato o attuale di cannabis. Ciò sembrerebbe essere dovuto ai fattori di rischio genetici che rendono l’individuo vulnerabile agli effetti di questa sostanza, la quale, inoltre, in un individuo schizofrenico rischia di peggiorare il decorso della malattia.
Trattamento
Il trattamento della fase acuta può richiedere l’ospedalizzazione mentre, nella fase di stabilizzazione, si può essere seguiti in ambulatorio. Si basa sull’assunzione di farmaci antipsicotici associati alla psicoterapia. Il trattamento deve essere continuativo, anche dopo la fase acuta, perché è fondamentale per prevenire e ridurre il rischio di ricadute. Per aiutare il paziente a recuperare la propria autonomia e la propria autosufficienza nel lavoro, nella vita e nelle relazioni sociali, sono molto importanti gli interventi psicosociali e riabilitativi, che possono essere diversi a seconda dei bisogni di ognuno. La maggior parte delle persone, infatti, grazie alla combinazione di questi trattamenti, riesce a trarre grossi benefici e a superare la disabilità derivante da questa malattia. Inoltre, sono molte le nuove e promettenti strategie di trattamento che si stanno studiando al fine di migliorare sempre più la vita delle persone che con questo disturbo devono convivere.
Un disturbo difficile, sia per chi deve combatterlo in prima persona sia per i familiari e per chi gli sta vicino. La sfida, però, deve essere comune: la responsabilità di tutti noi deve essere quella di impedire che la salute mentale sia poco considerata, ignorata o stigmatizzata. Si tratta, infatti, di malattie che devono essere affrontate e curate, al pari di tutte le altre.
Renata Gili
(Nella foto una scena di A beautiful mind)
Fonti:
https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMra1808803
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